Life is a continuous cycle of connection and separation. We lose and gain. Always evolving, with love the only constant.
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14 April, 2021
Notizie e novità dal Mondo della Bellezzaof the day
Life is a continuous cycle of connection and separation. We lose and gain. Always evolving, with love the only constant.
Non esistono miracoli, ma ciò non significa che non esistano rimedi efficaci per quei fastidi che continuano a ripresentarsi. E uno di questi è, senza dubbio, il gonfiore addominale, quella sensazione di infiammazione prodotta da molti fattori diversi, come pasti abbondanti, junk food o semplicemente alimenti che causano molto gonfiore per le loro caratteristiche specifiche. Perché avere la pancia piatta non è solo questione di allenamento, ma anche di buona digestione ecco spiegato il successo di infusi e tisane consigliate dai nutrizionisti proprio come soluzioni. Fra gli ingredienti? Il miele di moringa e, ovviamente, i nutricosmetici che possono aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi.
Vale quindi la pena parlare della polvere di collagene più chiacchierata degli ultimi tempi: Unique Green Collagen, la versione antinfiammatoria del virale Unique Pink Collagen, creato dalla società farmaceutica spagnola Meritxell Martí. Già si è parlato dei suoi numerosi vantaggi, ma il consiglio in più proposto dall'esperto è tanto semplice quanto efficace: sciogliere la polvere nella semplice limonata.
Di per sé, questo collagene verde è perfetto per evitare gli eccessi, poiché ha un effetto molto saziante, aiuta anche ad alleviare la digestione pesante, regolare il transito intestinale e, di conseguenza, ottenere un risultato antinfiammatorio o “pancia piatta”. Inoltre, essendo polveri di collagene, non possiamo dimenticare il suo importante effetto benefico sulla pelle. Normalmente si consiglia di berlo diluito in acqua, infatti il suo sapore delicato di mela è abbastanza gradevole, quindi non ti senti di dover “sforzarsi” a berlo, come talvolta accade con questo tipo di bevanda. Tuttavia, una ricetta molto semplice che Meritxell Martí propone è una limonata con solo tre ingredienti: un litro d'acqua, il succo di un limone e due o tre misurini (include il suo misuratore) di Collagene Verde Unico.
È una limonata che si può preparare la mattina e bere durante il giorno (in questo modo si contribuisce anche all'assunzione giornaliera di acqua che a volte tralasciamo), in modo da ottenere un maggiore effetto saziante ed evitare il gonfiore addominale, poiché i benefici del collagene verde si aggiungono ai benefici del limone, un ingrediente che aiuta a disintossicare il corpo, migliorare la digestione e prevenire l'infiammazione. E se aggiungiamo un po' di ghiaccio, è la bevanda rinfrescante e salutare perfetta per l’estate.
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su Vogue.es
Nel caso ancora non ve ne foste accorti le catsuit sono di nuovo fra noi. Eh già, quelle tute aderentissime che avvolgono il corpo da capo a piedi come una seconda pelle si sono fatte pian piano largo su Instagram per arrivare alle passerelle più prestigiose e nei guardaroba di tante celebrity che hanno trasformato questa tendenza in uno stile di vita. Una su tutte? Kylie Jenner, che con un seguito di oltre 244 milioni di follower ha senza dubbio influito in maniera decisa sul corso degli eventi. Certo, non è un segreto che la più giovane del clan Kardashian–Jenner sia una fan sfegatata di queste favolose tutine, basta dare un'occhiata ai suoi ultimi post per vederla, in molteplici occasioni, fasciatissima in jumpsuit spaziali e tacchi alti.
L'ultima, per esempio, è stata realizzata appositamente per lei da Pierre-Louis Auvray, talento emergente fra i nomi più interessanti delle nuove generazioni che in collezioni dall'estetica space futuristica unisce anche i valori dell'upcycling. Prima di lui c'è stata la stilista inglese Florentina Leitner, che più volte ha vestito Kylie con outfit attillatissimi, di cui l'ultimo in tessuto pied de poule con tanto di fascia en pendant, guanti e pantaloni effetto calza. Prima ancora Marine Serre, vera pioniera del future wear che ha fatto delle catsuit in jersey un importante marchio di fabbrica: il suo modello con l'iconico pattern all-over moon è stato sfoggiato dalla piccola di casa Jenner perfino in un delizioso look matchy-matchy con la figlia Stormi Webster.
Come dimenticare, infine, la proposta animalier di Richard Quinn x Moncler che abbiamo visto anche su Elodie l'anno scorso? Impossibile. Dall'ultimo inverno a oggi ad alimentare l'ossessione verso la tendenza bodysuit si sono aggiunte anche le collezioni primavera estate 2021, con interessanti varianti sul tema firmate Chanel, Balenciaga e Collina Strada. Insomma, un bel passo avanti per il mondo dello shapewear, ora decisamente in gran crescita: da Skims, il brand lanciato nel 2019 da Kim Kardashian, al più recente Andrea Adamo, sono sempre di più i marchi che puntano su capi modellanti che avvolgono il corpo trasportando chiunque li indossi in quella nuova dimensione body positive che sta rivoluzionando completamente l'intero sistema moda.
Se fino ad oggi, quindi, non avevate mai pensato di poter indossare una di queste tute strepitose e molto aderenti forse è arrivato il momento di rivalutare la questione. La moda sta cambiando e la direzione inclusiva verso cui si sta dirigendo a noi piace parecchio. Tant'è, capi che prima magari guardavamo solo da lontano sono ormai accessibili a tutti, nel nome di una libertà che in fondo è giusto considerare l'essenza stessa della moda. La catsuit vi incuriosisce? Provatela. Kylie Jenner a parte, ci sono tantissimi altri esempi a cui ispirarsi. E se l'effetto total body non vi convince fate come Hailey Bieber e scegliete un design diverso, magari che lasci scoperte le gambe e le spalle come nell'elegante modello bustier con polsini di piume di Saint Laurent.
Dopotutto la cosa importante non è seguire una determinata tendenza, ma riuscire a fare proprie quelle che ci piacciono di più. A volte basta uno spunto per avere l'idea giusta e in questo caso per noi Kylie Jenner è stata di grande aiuto. Il suo stile può anche non piacere e ok, sarà piena di assistenti che ne seguono ogni passo e fotografi pronti a immortalare il suo lato migliore, ma in fatto di catsuit e self confidence non possiamo che definirla una vera maestra. Non a caso, per il total look in questione le abbiamo rubato un paio di consigli di styling, come l'uso rigoroso di décolleté con il tacco e l'abbinamento di pochissimi accessori, preferibilmente ton sur ton. Se seguirli o meno decidete voi, nel dubbio qui trovate anche qualche altro look di prova.
Castel Giuliano, un’ora da Roma. Lì, lungo un’antica strada etrusca che collegava il mare Tirreno alla Tuscia, sorge Palazzo Patrizi, tra il lago di Bracciano e la necropoli di Cerveteri. Intorno, un paesaggio alla Annibale Carracci, fatto di dolci colline a ponente, valloni con torrenti e cascatelle ai lati. Varcato il grande portale del seicentesco castello, l’energia del luogo, il giardino con prospettiva sul bosco di pini marittimi, i cedri del Libano e le rose rampicanti creano l’emozione, oggi sempre più rara, di entrare in un mondo fuori dal tempo.
«Vivo qui dal 1964, quando Innocenzo Patrizi mi propose di venire ad abitarvi», ricorda Raniero Gnoli, nobile e di antica famiglia che in questi decenni ha incessantemente recuperato il vasto edificio. «Allora era praticamente un pollaio. Un lussuosissimo pollaio». Al mio: «Buongiorno professore..., conte...», lui, subito, taglia corto: «Non ci davamo del tu?», a rimarcare la naturale cordialità del grande studioso, allievo di Mario Praz e di Giuseppe Tucci, per quasi 40 anni titolare della cattedra di Indologia a La Sapienza di Roma, autore di saggi di filosofia ed estetica indiana, grande conoscitore dell’archeologia romana.
«La mia vita è fatta di fissazioni», dice con misurato compiacimento. «Prima, al liceo, con il greco antico, poi il copto, il sanscrito, la filosofia orientale, l’ebanisteria, fino alle pietre da decorazione usate dagli antichi». Il suo “Marmora Romana”, che pubblicò nel 1971, è tuttora il testo che ha riscattato dall’oblio il marmo romano antico. Nessuno ne aveva mai presentato con foto a colori una varietà così ampia e in uno studio esaustivo. «Li “leggo” da più di 80 anni. La mia vera fissazione restano loro». Tutto parte dalla primissima infanzia: «A tre o quattro anni, costringevo mio padre a portarmi ai Fori o a Pietrapapa, lungo il Tevere. La storia dell’arte non mi interessava: i marmi mi piacevano come materiale in sé».
Ma Raniero Gnoli è anche un incredibile esperto di broccati, passamanerie – «sempre da piccolo mia madre mi accompagnava invece a via dell’Anima in un bel negozio di passamaneria, vicino a Palazzo Gambirasi dove sono nato e vivevo» –, cere, ebanisteria, avori, murrine, patine, pigmenti, pelli, metalli. Un physique da ufficiale britannico presso la Compagnia delle Indie, occhi azzurro acquamarina, la cifra più profonda di questo studioso è il talento di coniugare sapienza manuale e mondo antiquario – «Da ragazzo dipingevo delle copie di antiche miniature europee».
(Continua)
Leggete l'articolo integrale di Enrico Ducrot e sfogliate il servizio fotografico di Massimo Listri sul numero di aprile di Casa Vogue, in edicola con Vogue ItaliaIl collezionismo è una strana ossessione. Mania, desiderio di appropriazione dell’universo, del bello, della rarità, ma anche di raccolta, selezione e classificazione di opere e artefatti di altre epoche, per vivere tutte le vite possibili, attraverso gli oggetti che rappresentano un tempo storico preciso, antico o contemporaneo. L’Enciclopedia del sapere racchiusa in una stanza, la Wunderkammer, è forse la sintesi di questo impulso irrefrenabile. Avere è Essere. Per Erich Fromm, lo psicanalista e sociologo tedesco, due termini in antitesi. «L’avere si riferisce alle cose e le cose sono fisse e descrivibili. L’essere si riferisce all’esperienza e l’esperienza umana è in via di principio indescrivibile», scriveva nel 1976 in “Avere o Essere?”. E il sapere che passa attraverso la conoscenza degli oggetti? È forse meno nobile dell’esperienza? In una delle ultime Biennali d’Arte di Venezia, nel 2013, lo aveva sintetizzato così il curatore, Massimiliano Gioni. La mostra era ispirata all’idea utopistica dell’artista Marino Auriti che, nel 1955, deposita all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, “Il Palazzo Enciclopedico” – un edificio di 136 piani, 700 metri di altezza, destinato a occupare oltre 16 isolati della città di Washington.
«L’impresa rimase incompiuta», racconta Gioni, «ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità, e accomuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti che hanno cercato – spesso invano – di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. Oggi, alle prese con il diluvio dell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza in sistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancor più disperati».
Avere, essere e sapere: è forse così che potremmo sintetizzare le forme del collezionismo e i desideri compulsivi del collezionista. Alcune delle più ricche e importanti collezioni, infatti, formano ora il nucleo originario di altrettanti musei. Grandi personaggi degli inizi del ’900, imprenditori, finanzieri e donne dell’alta società, che hanno voluto svolgere prima di tutto il ruolo di mecenati, raccolgono importanti collezioni, poi oggetto di imponenti donazioni, per sostenere il patrimonio culturale di una città o addirittura di una nazione, lontani da intenti speculativi. Come il magnate americano Andrew Mellon, che il giorno di Natale del 1936 manda una lettera al presidente Franklin D. Roosevelt offrendogli la sua collezione d’arte per fondare una galleria nazionale, la National Gallery di Washington, o i Rockefeller, finanziatori del Metropolitan Museum e fondatori del MoMA di New York.
«La collezione è un mondo portatile e polimorfo, non raccolta né inventario, ma exempla fidei in rebus e quanto si raccoglie forse salva dal dubbio di aver vissuto invano», scrive Amedeo Martegani, artista bibliofilo. Sì, perché scrittori, intellettuali e artisti hanno una visione molto particolare della collezione. Come André Malraux che, in opposizione alla staticità e al sapere oggettivo dei musei, concepisce nel dopoguerra, quando proliferano le istituzioni e la museografia, il “Museo Immaginario”, senza pareti, mentale, il museo del sapere, che è sempre «più vasto di quelli reali», perché l’arte è metamorfosi, cambiamento. Le opere non sono oggetti ma “voci”, e l’arte appartiene alla “vita”, alla “presenza”. Ci sono le belle immagini di Maurice Jarnoux che immortalano Malraux nella sua casa di Boulogne-sur-Seine, nel 1953, mentre “smonta” le opere dai loro contesti originali, sdraiato su un tappeto di riproduzioni fotografiche, per poi rimontarle nel suo libro.
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I dittici sono un lavoro in divenire di James Mollison sui collezionisti e le loro collezioni.
Leggete l’articolo integrale sul numero di aprile di Casa Vogue, in edicola con Vogue ItaliaSerie tv: gialli ma con un pizzico di rosa
Vive nella Londra dell’Ottocento e ha un duca a guardarle le spalle: no, non è lady Daphne, protagonista di Bridgerton (in arrivo su Netflix con la seconda stagione). Si chiama Eliza (Kate Phillips) e il fusto scozzese che le fa da spalla è Stuart Martin. Non ha propriamente un titolo, e in scena non si spoglia (quasi) mai, a differenza di Regè-Jean Page, e fa il commissario a Scotland Yard in un sistema corrotto e nepotista. Succede nella serie in costume mistery Miss Scarlet and the Duke, in onda su Rai4 e disponibile su RaiPlay: queste sei puntate di puro dramma britannico dipingono una detective privata poco convenzionale e molto indipendente.
Il giallo al femminile non è una novità di questi tempi: da Remington Steele a La Signora in Giallo, il piccolo schermo ha sempre pullulato di donne in gamba, con fiuto – e mira – infallibile, capaci di usare il sesto senso a servizio della giustizia. Risolvono misteri intricanti, compongono puzzle criminali e spesso vedono quello che la controparte in gonnella non nota. Sono le “Sherlock in gonnella” più audaci e divertenti in circolazione, capaci di sovvertire ogni regola sociale.
Non fanno parte delle forze dell’ordine in senso stretto ma i loro cammini spesso s’intrecciano con quelle delle autorità, spesso in epoche in cui è negato loro il diritto ad un distintivo. In tempi più moderni ce l’hanno e lo usano con grande abilità (e qualche adorabile idiosincrasia), come dimostrano le star di Castle, The Closer, Candice Renoir, The Gall, Rizzoli & Isles e Law and order: SVU. E che dire di Elementary? Lucy Liu diventa un’incarnazione moderna di Watson: androgina, certo, ma legata a Holmes da nient’altro che pura lealtà.
Ecco, allora, cinque serie tv da tenere d’occhio per chi ama i crimini intrigati sulle cui tracce si lanciano impavide detective dai gusti impeccabili 1. Miss Scarlet and the Duke (Rai4, RaiPlay)Quando il padre ubriacone muore, Eliza (Kate Phillips) si ritrova piena di debiti in un’epoca – la Londra vittoriana – in cui una donna non può guadagnarsi onestamente da vivere. Non le resta che “rilevare” l’agenzia investigativa del genitore defunto, Henry (Kevin Doyle), e affinare gli insegnamenti che l’uomo le ha dato, tra un’autopsia e una rana sotto sedativo. L’uomo è stato il mentore eccellente di uno dei detective più in gamba di Scotland Yard, detto Il Duca (Stuart Martin). Tra la protagonista e il bel poliziotto scozzese l’elettricità statica nell’aria si nota eccome, ma lei non è di quelle che usa la seduzione per manipolare gli uomini. È talmente brillante e intelligente che le basta far leva sull’evidente intuito di cui Madre Natura l’ha dotata. Si parla di rapimenti, omicidi e fantasmi, ma anche di diritto al voto, alfabetizzazione e omosessualità. Tanta azione, ovviamente, ma anche un sottotesto romantico che non guasta per le sei puntate di Miss Scarlet and the Duke, delizioso guilty pleasure britannico di cui sono in corso le riprese per la seconda stagione.
I ruggenti Anni Venti a Toronto sono all’insegna di varie rivoluzioni culturali. E così, in sella alla sua motocicletta, il pubblico fa la conoscenza di una delle detective più intriganti della storia della TV. La protagonista di Frankie Drake Mysteries, Lauren Lee Smith, ha spiegato al Festival della TV di Monte-Carlo le ragioni del successo lungo tre stagioni di questa storia poco convenzionale: “Frankie è uno spirito libero – parole sue – e dimostra con i fatti tutta la sua bravura, se ne infischia di quello che la gente pensa di lei, serve ideali più alti e, nonostante sia vissuta un secolo fa, sprigiona una modernità mozzafiato”. Impossibile darle torto: sotto il caschetto biondo e gli occhioni da cerbiatto si cela un’amazzone brillante, paladina dell’inclusività e dell’uguaglianza, capace di mettere insieme un team tutto al femminile e fuori dal comune.
La sua arma più letale non è la pistola che porta sempre con sé nella pochette di paillettes ma una sensualità capace di sedurre chiunque. La protagonista Miss Fisher (al secolo Essie Davis) è libertina, disinvolta e intrepida: per tre stagioni questa lady australiana degli Anni Venti ammalia e circuisce, da abile stratega qual è. Del tutto refrattaria alle restrizioni sociali, ha via libera in ogni ambiente per via della propria estrazione sociale. Non solo: fa girare la testa al detective Jack Robinson (Nathan Page) al punto tale da farla franca praticamente sempre. Tra i due l’intesa è eccellente, ma lui sembra sempre troppo restio a lasciarsi andare alle lusinghe e al fascino della nobildonna. Spudoratamente ricca, Miss Fisher vanta un guardaroba da sogno, gusti raffinati e frequentazioni eccellenti, tranne quando si avventura per i bassifondi e si mescola ad ambienti non proprio… cristallini.
Amante degli eccessi, incatenata ad alcune dipendenze difficili da estirpare, Jessica Jones (Krysten Ritter) non è una detective come le altre: eroina Marvel un po’ misantropa, persegue il Bene con ogni mezzo, lecito o illecito. Per tre stagioni mette in scena uno di quei caratteri scontrosi, musoni e facilmente irritabili che si alzano sempre dal lato sbagliato del letto. Quando apre un’agenzia investigativa tutta sua, si mette al servizio dei più deboli, provando a sottomettere il lato oscuro dell’umanità. Affetta da disturbo da stress post-traumatico, risulta spesso imprevedibile: “kick-ass girl” nel senso più puro del termine, vale molto di più di acrobazie volanti. Non cerca consensi, non desidera ammirazione e non ama attenzioni: fosse per lei vivrebbe nell’ombra, si aggirerebbe nel buio e agirebbe nell’anonimato totale. Paladina inconsapevole e ruvida, rappresenta la forza insita in ogni donna, senza nasconderne la debolezza.
La storia di Veronica Mars, in TV e al cinema, vanta un fandom tra i più leali, capaci di mettere insieme una raccolta fondi per continuare a vedere sullo schermo le vicende di quest’adorabile detective privata. Interpretata da Kristen Bell, questa ragazzina eredita le doti da investigatrice provetta dal padre Keith (Enrico Colantoni), facendo leva su uno straordinario senso dell’umorismo misto ad una sfacciataggine irresistibile. Fin dai tempi del liceo s’innamora di Logan (Jason Dohring), in una love story che lei stessa definisce “epica”. Non è facile starle accanto perché ha l’indole da donna alpha, che si spinge ben oltre il limite del pericolo, eppure sembra altrettanto impossibile fare a meno di lei. Questo concentrata di energia ha fatto i conti con il lutto e con l’abbandono, quindi forse ha perso un po’ di fiducia nell’umanità, ma resta comunque una professionista brillante e un talento sorprendente.
Il countdown è ufficialmente iniziato, anche se le temperature rimangono frizzanti: c'è voglia di abbronzarsi e farsi baciare dal sole. Tra bikini e interi, abbiamo selezionato 6 costumi che saranno di moda nell'estate 2021 e che strizzano l'occhio alle tendenze che abbiamo già visto in sfilata. Laccetti, catene, asimmetrie sono alcuni dei dettagli che personalizzano il beachwear della prossima stagione e che ritroviamo nei cataloghi virtuali già pubblicati su Instagram.
CateneLe abbiamo viste sotto forma di essenziali collane, sui fianchi o in vita come cintura e ora sostituiscono i laccetti, diventando elemento décor bold.
AsimmetricoUn minimale costume da bagno può diventare un pezzo cult del guardaroba estivo se scelto asimmetrico: basta una spallina che attraversa la figura per creare un elegante movimento che sottolinea le curve femminili.
Cut-outIl desiderio di mostrare ma non troppo, ecco la maliziosa magia dei costumi interi con tagli che rivelano un fianco, la schiena o la pancia.
Little black bikiniIn spiaggia tutte con il “little black bikini” che garantisce eleganza da mattina a sera. Un classico che si rinnova nelle forme, proponendo bra a triangolo e slip a culottes, da indossare anche in abbinamento a raffinate cinture gioiello e leggeri cardigan.
Fiori, colori accesi e con qualche pattern grafico: i modelli sono sgambatissimi e ricchi di laccetti, mentre i reggiseni proposti presentano un triangolo ridotto o modello balconcino con ferretto per sostenere il seno.
AnimalierMaculato, zebrato, tigrato: l'animalier torna su bikini e costumi interi, diventando un must have di look esotici e sensuali.
Tessuti leggerissimi per la gonna a balze, la tendenza moda che anticipa l'estate 2021: ecco i modelli visti in sfilata e i nostri consigli di stile per indossarla.
Non solo tagli a tulipano o mini, gli stilisti hanno declinato la romantica flounced skirt: l'orlo a balze è un dettaglio iper femminile che cattura l'attenzione e crea morbide onde che accompagnano il passo.
I modelli si aprono in un entusiasmante volume che ridefiniscono la silhouette, trovando l'abbraccio di delicati volumi. In alcuni casi si può stupire per la modellistica: Chanel propone una “gonna pantalone” che si rivela nella sua essenza solo quando la modella cammina e si sente il fruscio del tessuto. La costruzione diventa sempre più vaporosa quando al susseguirsi delle balze troviamo anche importanti ruches che arricchiscono la gonna: è la manifestazione dell'abbondanza, di uno stile aggraziato che rifugge dall'essenzialità per proporre declinazioni gipsy o esotiche. Per chi cerca euforia e colore, Molly Goddard propone gonne a balze arricchite da applicazioni tulle 3D, tutte cucite a mano e volte a sottolineare il ritmo irriverente della costruzione sartoriale.
Infine l'accessorio gonna: si tratta di un capo (di fatto una skirt aperta) dotata di balze e ruches che si può annodare in vita che ha lo scopo di arricchire il look con uno strato che sovrasta minigonne, jumpsuit e shorts. Un'idea stilistica condivisa da Philosophy by Lorenzo Serafini e Viktor & Rolf che permette look versatili e creativi.
Su Youtube, se digitate Brad Mondo, scoprirete una vera Enciclopedia. Dal colore capelli (suo vero must) al taglio, passando per il trattamento: questo ragazzo di 26 anni dimostra come i social siano sì divertimento, ma anche un servizio.
Ce lo hanno insegnato questi mesi di lockdown: avere un esperto, un professionista, che spiegasse come non cadere in errore (sì anche nel farsi la tinta) ci ha fatto sentire in qualche modo meno soli. Un approccio, quello di Brad Mondo, che lo ha reso un vero Stylist of the People e che gli ha fatto guadagnare credibilità, affetto, e una fan base che si aggira sui quasi 16 milioni di follower (suddivisi fra Instagram, Tik Tok e Youtube).
D'altronde i video che realizza oltre ad essere delle miniere d'oro di consigli e tricks sono divertenti (guardare gli Hairdresser Reacts videos per credere) e con un tono che fa sentire a proprio agio tutte le generazioni: dai Boomer alla Gen Z passando per i Millennials.
Non solo: oltre al digitale, Brad Mondo è una presenza “concreta” nell'universo dell'hairstyling & care. È infatti il Creative Director & Founder di XMONDO una linea innovativa e dalla qualità professionale specializzata in colore capelli (anche super audaci) e cura. Punto fondamentale: tutti i prodotti XMONDO sono 100% vegani.
Insomma, valeva la pena intervistarlo.
Cosa faresti se non facessi l’hairstylist?Probabilmente farei il fotografo. Negli ultimi mesi mi sono rimesso a fotografare anche per il mio brand, XMONDO. Ed è stata una delle cose che mi è piaciuto fare di più, mi elettrizza dirigere shooting e fotografare le modelle. Adoro far venire fuori la personalità e la bellezza di ogni persona. Trovo sia fantastico essere in grado di fissare un momento che rimarrà per sempre, sapendo che quel momento preciso non tornerà mai più nello stesso modo.
Hai iniziato nel salone di tuo padre. Cosa hai imparato da lui?Tantissimo! Mi ha insegnato a fare l’imprenditore e a essere un buon capo, ed è stato bellissimo imparare in prima persona e così giovane come far crescere un business e che tipo di difficoltà implica questa enorme responsabilità. Mi ha insegnato l’abc della colorazione capelli e del taglio. Portavo i miei amici in salone dopo la scuola e facevo esperimenti sui loro capelli mentre mio padre supervisionava. Uso ancora le sue forbici.
Hai mai pensato di aprire un tuo salone?Certo che ci ho pensato, ma chissà se lo farò? Forse sì, forse no, di sicuro non nel prossimo futuro. In questo momento sono molto concentrato sullo sviluppo del mio brand XMONDO e sulla mia presenza sui social media. E poi non mi è mai piaciuto molto lavorare in salone. Mi piace trovarmi in tanti posti diversi ogni giorno a fare cose diverse in momenti diversi. Lavorare in salone per me può diventare un po’ troppo ripetitivo.
I tuoi video su YT sono pazzeschi! Quali sono gli errori che vedi fare più spesso?Non usare abbastanza colore sui capelli! È la cosa che vedo fare più spesso e che mi irrita di più. Vedo un sacco di gente che prova a ossigenarsi i capelli magari per ottenere un bel biondo platino, ma mixano un quantità di colore che basterebbe giusto per tingere i capelli di una Barbie. Ragazza mia, ne serve di più! Poi quando hanno finito si domandano perché hanno i capelli tutti a chiazze. Usate più colore! Mi viene da saltare dentro schermo ogni volta che vedo una cosa simile!
E un errore che hai fatto?Sono sempre stato molto determinato, uno che vuole ottenere molto nella vita, troppo. Pretendo sempre così tanto da me stesso per avere successo e riuscire che mi dimentico di quello che è davvero importante, e si tratta della mia felicità. Per questo ho imparato fermarmi e respirare. Prendersi un momento. Apprezzare quello che ho, e da dove vengo, per poi andare avanti. Quando mi sento oberato dagli impegni mi piace pensare a questa cosa: ‘Per vivere creo prodotti per capelli e faccio video su YouTube’ … Non è una cosa molto seria. Bisogna saper ridere di sé a volte.
Per me sono tutte piuttosto simili. Il più delle volte posto le stesse cose su ogni piattaforma con un formato diverso, e per me funziona. Ovviamente su TikTok e Instagram le persone vogliono informazioni veloci e facili da assimilare e tanto divertimento, mentre su YouTube vogliono stare più tempo con te ad ascoltare cosa hai da dire.
Sono molto colpita dal fatto che la tua linea capelli è completamente vegana. Immagino non sia stata una cosa facile, vero?Non è stato facile! Nella linea XMONDO COLOR, volevamo anche includere un prodotto riparatore, per avere un colore luminoso ma anche capelli più sani dopo la colorazione in un’unica semplice mossa. Il problema che è gran parte di questi prodotti contengono ingredienti di origine animale, quindi con il mio team abbiamo lavorato molto per trovare un prodotto del genere ma vegano, e ci siamo riusciti! Nella linea XMONDO HAIR, ogni prodotto è diverso, alcuni sono naturalmente vegani, per altri abbiamo studiato come evitare ingredienti di origine animale. In questo momento collaboriamo con un grosso laboratorio che testa i prodotti e si assicura che siano completamente vegani prima ancora che arrivino a me, il che semplifica molto le cose. Seguo da 5 anni un’alimentazione a base vegetale, e avere una linea vegana è un modo per restare coerente con quello che sono.
Super rosso, super giallo, super blu. I tuoi colori sono meravigliosi e folli! La nuance che ha più successo?Grazie! Super Blue, Super Purple e Super Pink sono i nostri colori più venduti, Super Purple è il numero uno. Non credo di averlo mai detto a nessuno prima d’ora, ma quando ho iniziato a creare la linea con tre colorazioni principali ho cercato di capire quali usare su Twitter. Ho chiesto ai miei follower che colori avrebbero scelto se avessero deciso di cambiare nuance e il viola, il rosa e il blu sono stati i colori più votati, quindi ho lanciato questi tre per primi. Di solito le persone tendono a scegliere tonalità fredde più che calde, qualunque sia la ragione.
Abbiamo notato– anche grazie alle sorelle Hadid – una nuova tendenza rosso fuoco. Credi che sarà questo il nuovo trend per il 2021?Spero di sì! In questo momento ho i capelli rossi. Sono in realtà un mix di Super Purple e Super Red per ottenere un tono di rosso più freddo. In questo momento i capelli rossi mi piacciono moltissimo, sono audaci, sono sexy. Spero di vedere tutti i tipi di rosso quest’anno!
Se vuoi passare a un colore acceso e audace si possono prima schiarire i capelli. Più li schiarisci, più il colore si noterà. Ma i miei colori si possono usare sui capelli più chiari anche senza doverli schiarire. Magari non saranno super accesi, ma si possono applicare sui capelli biondo scuro o biondo chiaro naturale.
E per la manutenzione del colore?Usate uno shampoo fissante come il mio Polychrome Color Extending Shampoo e Conditioner. Hanno ingredienti speciali che aiutano a fissare il colore a livello molecolare. E consiglio vivamente di utilizzare uno schermo solare per i capelli! Il sole danneggia i capelli e fa sbiadire il colore, quindi bisogna stare attenti. Oltre a questi prodotti consiglio trattamenti e maschere per capelli come la mia Prismatic Glow Hydrating Mask ottima ottimi per riparare i capelli danneggiati dalla schiaritura. Infine, vi consiglio di lavarvi i capelli il meno possibile: meno li lavate, più durerà il colore.
Essere sostenibili è una missione propria di molte realtà emergenti. L'obiettivo è coniugare una precisa visione creativa con una produzione etica, un fine ammirevole ma di certo non privo di ostacoli e difficoltà. Lo sa bene Ines Bourgeois, talento poliedrico che vede oltre il design e che per il suo brand Les Izmoor sviluppa una catena di realizzazione e consumo calibrata al millimetro. Prestito sapientemente rielaborato, il nome del marchio appena nato è un gioco di parole che cela l'iconico motto “Less Is More” dell'architetto Ludwig Mies van der Rohe, secondo cui il minimalismo è la chiave di apertura verso l'atemporalità. “Desideravo fondare una moda che fosse tanto ragionata quanto responsabile, in cui creare e produrre di meno, focalizzandosi di più sulla qualità e sull'accessibilità del prodotto”.
Nessuna collezione per Les Izmoor, ma quattro capi all'anno, uno per stagione, concepiti come un passepartout multiforme da poter indossare in modi diversi. La prima pietra, il Garment 01 in crêpe di poliestere riciclato, è infatti un abito fluido, presentato nelle tonalità neutre dell'avorio e del blu navy, con un singolo bottone placcato in oro come punto luce - ai lati e sul collo, dei nastri per sbizzarrirsi creando nuovi modelli in base all'allacciatura. “Ho sempre amato la moda, ma non avevo mai pensato all'imprenditoria né tantomeno a fondare un mio brand. Ciò che mi ha spinta è stata la convinzione che nel settore mancasse qualcosa, ovvero una realtà in grado di sopperire tanto alle esigenze del consumatore quanto ai bisogni del pianeta” afferma la founder Ines.
“Sovrapproduzione e sovraesposizione del prodotto sono fra le principali cause dell'inquinamento ambientale, con una tale offerta disponibile da spingere all'acquisto impulsivo e mai consapevole. Offrendo un di meno congegnato al meglio, si fa luce non solo sulla produzione, ma anche sul consumo”. Niente ‘aggiungi al carrello’ per il sito e-commerce di Les Izmoor, ma solo l'opzione di preordine. “Scegliere di preordinare un abito comporta numerosi aspetti non presenti nello shopping tradizionale. Prima di tutto il piacere dell'attesa: il capo non è immediatamente disponibile e i tempi di consegna sono direttamente proporzionali alla qualità della realizzazione. Secondo, significa assumersi una responsabilità concreta verso gli artigiani e l'azienda: non avere uno stock di invenduti è un vantaggio economico, sociale e ambientale”.
Ultimo e fondamentale dettaglio aggiunto all'abito prima della spedizione è un'etichetta atipica con QR code, da leggere con il proprio smartphone per conoscere in toto l'iter di ciò che si indossa, dalla nascita del tessuto riciclato alla lavorazione Made in Italy, fino alle percentuali di CO2 impiegate per crearlo.
A collaborare con Les Izmoor, due nomi d'eccellenza: Gratacos, compagnia tessile che fornisce materiali riciclati di alto profilo, e Freschi & Vangelisti, autorità orafa che produce in Toscana il bottone in ottone placcato oro e certificato dal Responsible Jewellery Council. La moda sostenibile di Les Izmoor è, secondo Ines Bourgeois, sinonimo di riflessione: riflessione nel comprare e nello scegliere solo capi destinati a durare, senza taglia e senza tempo; riflessione nei confronti di quel pianeta che non è circostanziale ma che è casa, e che come tale va trattata; infine, riflessione verso il patrimonio umano dietro la moda artigianale, che conserva il sapere tradizionale e il sapore di una solidarietà che nasce dalle cose belle.
Non si sogna solo l'abito che s'indosserà per dire “sì, lo voglio” ma anche alcuni dettagli, proprio come le scarpe da sposa. Con la scelta degli orli corti o delle tute, sempre più l'accessorio gioca un ruolo centrale nel bridal look: spuntano rasi raffinati, romantiche perle e scintillanti cristalli che ricordano le scarpette di Cenerentola (Gianvito Rossi, Jimmy Choo e Roger Vivier ).
Tra le novità ci sono le mary jane, décolleté dotate di un cinturino che ferma il piede, e il pvc che offre un effetto tattoo sorprendente grazie ai profili di glitter (Amina Muaddi e Alexandre Vauthier).
Seguendo le ultime tendenze moda 2021, anche le scarpe sposa che non si limitano a vestire il piede ma adornano la gamba: mules altissime dotate di lacci (Aquazurra), cavigliere che si allungano a vortice con micro chandelier (René Caovilla) e sottilissimi strap di pelle da incrociare dalla caviglia in sù (Neous).
Infine le sneakers che solleticano l'idea delle bride-to-be che amano la comodità e vogliono stupire amiche (o suocera?) alzando un abito di tulle con sotto un paio di scarpe da ginnastica (Converse e Jimmy Choo).
Dopo aver ridisegnato le iconiche sneakers Club C, Cardi B è stata coinvolta da Reebok per realizzare una linea di abbigliamento sportivo ispirata agli anni '90 “Sono così entusiasta di questo debutto. Ho preso così parte al progetto che ho letteralmente provato ogni singolo pezzo per assicurarmi che fosse perfetto per qualsiasi donna” - ha dichiarato la cantante - “Non importa quale sia la body shape o la taglia, voglio che le donne si sentano sicure dalla testa ai piedi”. The Summertime Fine Collection, completa del successo delle Cardi B Club C, verrà lanciata il 23 aprile.
Tutta la linea è caratterizzata da un sigillo, Cardi approved: testato e approvato dalla nota artista che ha curato ogni dettaglio per rappresentare la sua personalità vulcanica e irriverente. “Sono molto orgogliosa di annunciare la mia prima linea di abbigliamento creata insieme a Reebok” - continua - “Questa collezione offre a ogni donna la possibilità di sentirsi più sexy e sicura di sé. Le silhouette della collezione abbracciano le curve valorizzando chiunque le indossi ."
Reebok per le donne moderneUno dei punti salienti di questa collezione è la scelta dei tessuti, la loro lavorazione e lo studio del design: Cardi B non ha soddisfatto solo l'estetica, un métissage 90s tra colori audaci e forme che esprime al meglio lo stile della rapper, ma è stata puntuale anche nella resa del prodotto. Summertime Fine Collection rappresenta la libertà di movimento delle donne e di esprimere se stesse ( capi di abbigliamento sono disponibili dalle taglie 2XS fino alla 4XL), una proposta votata all'inclusività.
Foto in copertina in esclusiva per Vogue.it
Con un lungo statement su Instagram, il Direttore Creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli ha risposto ai commenti di odio, pubblicati sull'account @maisonvalentino sotto un'immagine della campagna pubblicitaria della borsa Valentino Garavani Roman Stud, scattata da Michael Bailey-Gates. La foto, un autoritratto del modello e fotografo newyorkese, lo ritrae nudo, tra una struttura di lamiere, mentre sorregge la borsa con l'aiuto di un piede. Lo stilista si è espresso attraverso il suo account personale (@pppiccioli) per ribadire i valori che guidano il suo lavoro creativo, in difesa della libertà d'espressione e dell'inclusività nella moda.
«Dopo aver pubblicato questa foto su Maison Valentino, molte persone hanno reagito con commenti odiosi e aggressivi. Il mio lavoro è fornire la mia visione della bellezza in base al tempo che stiamo vivendo e la bellezza di chi consideriamo bello, è un riflesso dei nostri valori. Stiamo assistendo a un grande, enorme cambiamento nel genere umano, i movimenti di autocoscienza sono tutti guidati dalla stessa idea: l'evoluzione è possibile se l'uguaglianza è possibile, se è possibile inclusività, se i diritti umani sono difesi e la libertà di espressione è protetta e nutrita. L'odio non è un'espressione, l'odio è una reazione alla paura e la paura può facilmente trasformarsi in violenza, che può essere un commento o un'aggressione a due ragazzi che si baciano in una metropolitana. Dobbiamo opporci e condannare ogni forma di violenza, odio, discriminazione e razzismo e sono orgoglioso di usare la mia voce e il mio lavoro per farlo, ora e per sempre. Questa foto è un autoritratto di un bellissimo giovane uomo e il male è negli occhi di chi guarda, non nel suo corpo nudo. Il cambiamento è possibile, nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile ma io sono pronto ad affrontare le difficoltà, in nome della libertà, dell'amore, della tolleranza e della crescita.» - Pierpaolo Piccioli, Direttore Creativo di Valentino.
Circa 24 ore prima, l'immagine di Michael Bailey-Gates era apparsa sul profilo Instagram di Valentino con l'intenzione di promuovere la nuova borsa Valentino Garavani Roman Stud celebrando la libertà d'espressione nella moda e l'infinita molteplicità dell'essere umano. Messaggi apprezzati e condivisi da moltissimi follower della maison.
«Una libertà di espressione e un apprezzamento per l'illimitatezza dell'individualità contraddistinguono la nuova campagna #ValentinoCollezioneMilano, con un autoritratto del fotografo @michaelbaileygates con la borsa Valentino Garavani #RomanStud.», riporta il copy social dell'immagine.